La mammografia

La mammografia consiste in un esame radiografico della mammella effettuato con un particolare e sofisticato apparecchio che emette radiazioni poco penetranti. Nelle età in cui è maggiore il rischio di tumore mammario (dai 45 anni in poi), va considerata il principale strumento diagnostico delle lesioni maligne. La mammografia è in grado di scoprire 1 esistenza di neoplasie anche piccolissime, del diametro di 2-3 mm, e fornisce una diagnosi esatta nella quasi totalità dei casi. Grazie a questa analisi strumentale è quindi possibile identificare il cancro quando ancora non ha invaso i tessuti vicini e non ha prodotto metastasi.

Secrezioni dai capezzoli

Tranne che nel periodo della gravidanza e dell’allattamento, eventuali secrezioni del capezzolo suscitano notevole allarme. Si tratta di un evento anomalo che non sempre è in relazione con una patologia maligna, ma che comunque richiede una visita specialistica ed eventuali successivi accertamenti. Le caratteristiche delle secrezioni, e cioè la loro densità e soprattutto il loro colore, consentiranno al medico di formula re una diagnosi e, nei casi incerti, di prescrivere gli esami necessari. Le secrezioni possono riguardare una sola mammella o entrambe. Questo dato può essere già indicativo: di solito una secrezione bilaterale è più frequentemente benigna, mentre una secrezione che viene emessa da un solo capezzolo va osservata con un certo sospetto.

Noduli al seno e cisti

Il nodulo è una formazione interna di consistenza dura; la cisti è una formazione interna cava contenente liquido. Alla palpazione non è facile per un non esperto distinguere un nodulo da una cisti. La scoperta di un nodulo al seno è certamente un evento che spaventa. Quando si scopre un nodulo, bisogna rivolgersi immediatamente al medico (meglio se specialista in senologia), perché solo lui sarà in grado di capire se si tratta veramente di qualcosa di serio e, nei casi dubbi, di prescrivere quegli accertamenti che consentono di formulare una diagnosi sicura. Gli oncologi sostengono che, generalmente, quando si accerta la presenza di un nodulo in un’età compresa tra 15 e i 30 anni si tratta di un fibroadenoma; trai 30 e i 50 anni di una forma su base infiammatoria, di una cisti o di un tumore, benigno o maligno; oltre i 50 anni è quasi sempre un tumore, benigno o maligno. Il tumore al seno si sviluppa molto lentamente, perciò individuarne la presenza in una fase iniziale non è poi così difficile se la donna comincia a conoscere il proprio seno e si controlla con l’autopalpazione a partire dai 18 anni e se si sottopone con regolarità a periodici controlli medici. Non deve invece allarmare la presenza di piccoli indurimenti prima delle mestruazioni. In questo periodo, infatti, gli ormoni sollecitano gli alveoli della ghiandola mammaria, che quindi possono diventare più grossi ed evidenti.

La mastopatia fibrocistica e il papilloma

Indurimenti o ingrossamenti del seno possono essere dovuti anche alla presenza di una mastopatia fibrocistica (detta anche fibroadenosi). Generalmente il seno si presenta teso e dolente e assume un aspetto granuloso al tatto per la presenza di cisti contenenti liquido; i disturbi si accentuano nei giorni che precedono il ciclo. Si tratta di una patologia piuttosto diffusa che colpisce circa il 30% delle donne dai 25 anni alla menopausa (i picchi sono tra i 20 e i30 anni e trai 40 e i 50 anni), periodo in cui spesso la patologia regredisce. La mastopatia fibrocistica non richiede un intervento chirurgico. La diagnosi viene effettuata mediante l’ecografia mammaria che permette di vedere contorno e contenuto delle cisti le quali, al loro interno, potrebbero presentare neoformazioni anomale, quali il papilloma,un tumore benigno dalla forma simile a quella di un piccolo cavolfiore. In questi casi, allo scopo di approfondire il problema, si effettua l’agocentesi, che consiste nello svuotamento delle cisti mediante una siringa. Se il liquido prelevato è limpido e di colore giallo verdastro non ci sono problemi; se invece è rosso le ragioni possono essere due: o l’ago nel suo passaggio attraverso i tessuti ha rotto dei vasi capillari, oppure si tratta di un papilloma o di un tumore. In ogni caso, il liquido aspirato viene analizzato per verificare l’eventuale esistenza di cellule tumorali e, se l’esito è positivo, viene eseguita una biopsia.

Mastalgia ciclica o tensione mammaria premestruale

Una prima domanda da porsi in caso di dolore al seno è se esso è sempre presente oppure se si accompagna alla comparsa del ciclo mestruale. In quest’ultimo caso si tratta di mastalgia ciclica, fenomeno a base ormonale che di solito compare nella seconda metà del ciclo mestruale, soprattutto nei giorni che precedono il mestruo, per poi scomparire all’inizio del ciclo successivo. È questo un disturbo che compare più frequentemente in età giovanile, in genere versoi 20 anni, perché il ritmo ormonale non si è ancora stabilizzato oppure per una maggiore sensibilità delle cellule del seno agli estrogeni. Un certo ruolo potrebbe averlo lo stress che, agendo sugli ormoni, influisce sulla regolarità dei cicli mestruali. Il dolore al seno può essere diffuso, spesso è bilaterale o è avvertito soprattutto nei quadranti esterni; talvolta è associato a dolori addominali e a nervosismo. Può non essere uguale tutti i mesi, ma variare di intensità. In genere la mastalgia ciclica non richiede alcuna terapia, tranne i casi di dolore molto forte o di una durata superiore alla settimana nell’arco di un mese. La sintomatologia può essere alleviata dalla pillola anticoncezionale, dai rimedi omeopatici o dai preparati fitoterapici, dall’abolizione di caffè, fumo, superalcolici e dall’adozione di una dieta a basso contenuto in grassi. Inoltre è molto importante utilizzare un reggiseno che garantisca un certo sostegno e limiti la mobilità del seno. Se tutti questi tentativi non hanno successo, su giudizio del medico, si fa ricorso a una terapia farmacologica.

Mastalgia

Il dolore mammario, detto in termini medici mastalgia o mastodinia, si manifesta generalmente come un senso di tensione o di pesantezza al seno oppure come un dolore di trafittura. Il dolore può irradiarsi fino al braccio e può essere monolaterale (a una sola mammella) o bilaterale (a entrambe le mammelle), costante o ciclico, localizzato in un solo punto o diffuso. La mastalgia si presenta di solito in donne trai 30 e i 50 anni e nella maggior parte dei casi può essere considerata un normale disturbo fisiologico. Molte donne sono però colpite da un dolore mammario a volte così intenso da ripercuotersi sul loro modo di vivere, sulle relazioni sessuali, sull’allattamento, che quasi sempre viene interrotto. Spesso ciò accade perché il forte dolore al seno viene vissuto come sintomo di qualche cosa di molto più grave, e invece di affrontarlo si cade nel panico. Nella maggior parte dei casi si tratta invece di un problema di lieve entità e quasi mai di un tumore, patologia che si manifesta con sintomi e segni molto diversi. Tuttavia, per una diagnosi di ogni tipo di dolore mammario è sempre necessario o rivolgersi al medico.

Mastopessi e riduzione del seno

La mastoplastica riduttiva
È un intervento che ha lo scopo di ridurre e rimodellare il seno mediante l’asportazione del tessuto adiposo e ghiandolare. Oltre che per ragioni estetiche, la mastoplastica riduttiva viene eseguita anche per prevenire eventuali danni alla colonna vertebrale dovuti al portamento e alla postura delle donne con un seno eccessivamente pesante.

La mastopessi
Con questo intervento è possibile correggere la ptosi mammaria o mastoptosi, ossia il seno cadente. L’intervento consiste nel sollevare più in alto la mammella e fissarla alle costole o ai muscoli pettorali.
Se, oltre ad avere un aspetto cadente, il seno appare anche come svuotato, durante l’intervento è possibile restituirgli consistenza inserendo una protesi. Procedendo il processo di invecchiamento può essere necessario ripetere l’intervento.

Mastoplastica additiva

La mastoplastica additiva si esegue per ingrandire un seno di piccole dimensioni o in caso di ptosi mammaria, ovvero di un abbassamento del seno dovuto a un cedimento del tratto fibroso tra i lobuli delle ghiandole mammarie. L’intervento consiste nell’inserimento di due protesi e generalmente viene eseguito in anestesia generale. La degenza dura un paio di giorni e la guarigione completa avviene in un paio di settimane. Una protesi al seno dura mediamente 15 anni; può essere necessario sostituirla se il seno si indurisce. La protesi, in ogni caso, andrà controllata almeno una volta all’anno. Dopo aver subìto un intervento di mastoplastica additiva è possibile allattare perché la ghiandola mammaria resta intatta. È molto importante, prima di sottoporsi alla mastoplastica additiva, porsi il problema di come ci si sentirà dopo. Non è detto che ci si abitui a un seno nuovo; il ritocco chirurgico, infatti, incide su tutto I aspetto del corpo e impone, in certi casi, anche cambiamenti di postura e di portamento. Né va dimenticato che un intervento di questo tipo, che prevede l’introduzione di una protesi, potrebbe incidere negativamente sul desiderio sessuale del partner, il quale, proprio per questa ragione, dovrebbe essere coinvolto nella decisione se fare o non fare l’intervento.

Chirurgia estetica seno

Non accettare il proprio corpo a causa di un “seno brutto” o immaginato tale crea una serie di problemi psicologici che la chirurgia plastica sembra poter eliminare. Va però ricordato che molto spesso l’insoddisfazione per il proprio corpo nasce non da come è fatto il corpo, ma da una condizione psicologica di insicurezza che può avere radici nascoste e molto profonde: e una condizione psicologica non può essere migliorata acquisendo 1-2 taglie di reggiseno in più (oppure in meno). Prima di decidere di ricorrere alla chirurgia plastica per modificare il proprio seno, è perciò opportuno riflettere molto bene, consigliarsi con un amico saggio oppure con uno psicologo, e anche domandarsi se non si stiano inseguendo assurde mode. A un intervento di chirurgia plastica ricostruttiva è invece opportuno ricorrere per i problemi, ben più gravi, derivanti dall’asportazione parziale o totale di una o di entrambe le mammelle a seguito di un cancro al seno.

Come eliminare i peli superflui sul seno

La presenza di peli superflui è un problema piuttosto comune nelle donne; neppure il seno, in particolare intorno all’areola mammaria, ne è risparmiato.
Il problema dei peli superflui può essere affrontato con diversi sistemi: schiarendo i peli con prodotti cosmetici specifici, o eliminando i peli in modo provvisorio (con creme, rasoio, ceretta, epilatore elettrico, pinzette) oppure in modo permanente (con l’elettrocoagulazione, il laser, le onde elettromagnetiche). In caso di ipertricosi, che consiste in un esagerato sviluppo di peli causato da disfunzioni ormonali o da fattori congeniti, è necessario sottoporsi a un accurato esame endocrinologico.

Per una depilazione temporanea le soluzioni sono:

Le creme e le schiume depilatorie
Costituiscono una soluzione non proprio ideale, in quanto possono lasciare sulla pelle cattivi odori e, se usate per lungo tempo, possono dar luogo a irritazioni o allergie.

Il rasoio elettrico o manuale
Va assolutamente evitato per eliminare i peli del seno. Infatti il rasoio, oltre a causare irritazioni, alle lunghe rinforza il pelo, che ricresce nell’arco di 2-4 giorni e può anche incarnirsi, ossia non fuoriuscire completamente dalla cute e provocare la formazione di una piccola cisti infiammata.

Le cerette
Le cerette calde o fredde, in crema o su strisce pronte per l’uso, vanno assolutamente evitate perché sono troppo violente e danneggiano il tessuto. Soprattutto le cerette a caldo possono procurare gravi infiammazioni dei follicoli piliferi (follicoliti), peli incarniti, arrossamenti ed eczemi.

L’epilatore elettrico
Un apparecchio elettrico simile nella forma a un rasoio, fornito di una testina rotante che non taglia ma afferra i peli e li strappa da una certa profondità. E pratico e veloce, ma ha lo svantaggio di essere piuttosto doloroso. Il pelo ricresce dopo circa 20 giorni. Anche usando l’epilatore è possibile che ricrescano peli incarniti soggetti a rischio di infezioni.

Le pinzette
Per quanto possa essere lievemente doloroso, l’uso delle pinzette è sicuramente trai sistemi migliori per una depilazione temporanea.

Mentre per una depilazione permanente:
 
L’elettrocoagulazione
Consiste nel bruciare il bulbo pilifero con leggere scariche elettriche trasmesse con un ago sottile. Naturalmente i peli vengono trattati a uno a uno. L’elettrocoagulazione è una tecnica piuttosto dolorosa che richiede in qualche caso una leggerissima anestesia. Nella grande maggioranza dei casi il pelo non ricresce più, oppure ricresce lentissimamente, ma dopo l’intervento possono rimanere piccolissime cicatrici.

La laserepilazione
Si basa sull’impiego del laser, un dispositivo che emette raggi di luce molto intensi che si trasformano in energia termica ed eliminano completamente la radice del pelo. Con questo trattamento, che richiede più sedute, i peli superflui non ricrescono più. La laserepilazione è costosa, ma ha il vantaggio di non essere dolorosa. La cautela necessaria è sottoporsi a un test per accertare il grado di fotosensibilità della cute, e di non prendere il sole, dopo ogni seduta, per almeno una settimana.

Il trattamento con le onde elettromagnetiche
Emesse da un particolare apparecchio, le onde elettromagnetiche a frequenza diversificata causano la progressiva scomparsa del pelo. Questo trattamento per una depilazione permanente prevede diverse sedute e il risultato varia dal 50% dei peli superflui eliminati alla loro completa scomparsa. La seduta va preceduta da una depilazione con la ceretta, che per la delicata cute del seno può risultare irritante e dolorosa.